Cresce il lavoro ma non i salari: il paradosso del mercato italiano
Negli ultimi anni l’Italia ha visto crescere significativamente il numero degli occupati. Dal 2022 ad oggi, sono stati creati quasi 850.000 nuovi posti di lavoro. Le percentuali di disoccupazione sono scese ai minimi storici, eppure c’è un problema che continua ad affliggere milioni di lavoratori: gli stipendi italiani non crescono.
A dispetto della crescita occupazionale, i salari in Italia restano stagnanti o addirittura in calo, soprattutto se confrontati con il costo della vita e con le dinamiche retributive degli altri Paesi OCSE. Il nodo centrale? Una produttività troppo bassa rispetto agli standard internazionali.
Continua a leggere l’articolo per approfondire l’argomento.
Stipendi fermi e inflazione alta: la combinazione che penalizza i lavoratori
Secondo gli ultimi dati OCSE, dal 2008 al 2024 i salari reali in Italia sono scesi dell’8,7%. È il peggior risultato tra tutti i Paesi del G20.
Solo la Spagna, in Europa, ha fatto peggio. In termini pratici, questo significa che il potere d’acquisto degli italiani è crollato, nonostante l’economia sia cresciuta e l’occupazione sia migliorata.
Un piccolo segnale positivo è arrivato nel 2023, quando le retribuzioni orarie italiane hanno superato l’inflazione e la media OCSE. Ma il divario accumulato negli ultimi quindici anni è ancora troppo ampio per parlare di svolta.
Perché i salari in Italia non crescono: il vero problema è la produttività
Molti lavoratori si sentono frustrati quando sentono parlare di “scarsa produttività” come causa degli stipendi bassi. Non è questione di impegno o fatica: il problema è sistemico.
La produttività dipende da tecnologie, innovazione, investimenti e capacità organizzativa.
E in Italia questi elementi, soprattutto nelle piccole imprese, faticano a decollare.
Bassi investimenti e troppe microimprese: un freno alla crescita dei salari
L’Italia è famosa per il suo tessuto produttivo fatto di piccole e medie imprese (PMI), spesso a conduzione familiare. Questo modello è stato un esempio di successo, ma oggi mostra i suoi limiti.
Imprese di piccole dimensioni:
- Investono meno in tecnologie e formazione
- Hanno margini ridotti
- Sono meno competitive sui mercati internazionali
- Faticano ad aumentare i salari senza compromettere la sostenibilità aziendale
Inoltre, la burocrazia, il carico fiscale e la scarsa propensione all’innovazione frenano la possibilità di trasformare il lavoro in valore aggiunto.
Occupazione in crescita ma salari stagnanti: come si spiega?
La teoria economica vorrebbe che, con l’aumento dell’occupazione e la scarsità di manodopera, le imprese fossero costrette ad alzare le retribuzioni. In Italia, però, questo meccanismo sembra essersi inceppato.
Analizzando i dati macroeconomici del 2024 e confrontandoli con il 2019 e il 2008, emerge una realtà complessa:
- Il PIL nominale del 2024 ha superato i 192 miliardi di euro
- Gli occupati medi annui sono stati circa 24 milioni
- Il PIL pro capite per lavoratore è salito a 500 euro, contro i 78.125 del 2019
In termini nominali, si tratta di un aumento del 17%. Ma considerando l’inflazione, il potere d’acquisto è rimasto invariato. Lo stesso vale per il confronto con il 2008: +28% di PIL pro capite, ma +31% di inflazione cumulata.
In sintesi: produciamo di più, ma quei guadagni sono stati annullati dal costo della vita.
Stipendi bassi favoriscono le assunzioni? Una provocazione realistica
E se l’aumento dell’occupazione fosse legato proprio alla convenienza del lavoro poco pagato?
Le imprese assumono di più perché il costo del lavoro è più basso in termini reali rispetto a 10 o 15 anni fa.
Ma questo non significa crescita sana: molte assunzioni non sono legate a un reale aumento della produzione, ma piuttosto a un ricambio o una maggiore flessibilità interna.
Cosa serve per far crescere davvero gli stipendi in Italia
Per invertire la rotta, la politica e le imprese devono intervenire su più fronti:
- Incentivare gli investimenti in capitale fisico e immateriale
- Sostenere la formazione e l’aggiornamento professionale
- Snellire la burocrazia che frena le imprese
- Rivedere la contrattazione collettiva, lasciando più spazio alla negoziazione aziendale
- Ridurre il cuneo fiscale per aumentare il netto in busta paga
Solo così si potrà creare un circolo virtuoso in cui produttività, crescita e retribuzioni salgano insieme.
Conclusione: aumentare i salari è possibile, ma serve un cambio di rotta strutturale
L’Italia può uscire dal tunnel degli stipendi stagnanti, ma servono coraggio e visione.
L’occupazione che cresce è un segnale positivo, ma non basta.
Finché non si investe sul valore del lavoro, sulle imprese e sull’innovazione, i salari reali non potranno aumentare in modo stabile.
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